I russi avevano deciso di uccidere Zelensky nei primi tre giorni di guerra. Poi avevano deciso di ucciderne la moglie.
Putin, in piena guerra di aggressione, ha fatto un mega raduno dispotico e stomachevole in uno stadio, con soprabito firmato e cori di bimbi.
Non ho sentito la stessa indignazione che sento ora per la foto dell’abbraccio tra Zelenski e signora: una foto patinata da copertina illustrata, identica a tante altre, come se ne sono viste di Bush, di Obama, e di altri leader del mondo libero.
Al dominatore, all’aggressore, al dittatore si perdonano l’ego, la vanità, la ferocia, l’esibizione muscolare, la parata oceanica e perfino l’attacco militare.
Alla vittima non si riconosce né il diritto di resistere né quello di esistere. Io invece, sono felice di vedere il presidente ucraino e la moglie su una importante rivista occidentale.
Sono contento di vederli abbracciati. E vivi.
Spero ancora per tantissimo.