Per fare leggi in Europa (come in Italia) pare necessario aver battuto la testa da piccoli. Manco non fossimo di gran lunga il primo produttore di motocicli in Europa (mezzo milione di pezzi) e l’unica nazione al mondo in grado di competere coi giapponesi nella MotoGP.

Fino ad oggi dovevano rimanere assicurati, anche se fermi, solo i mezzi che circolavano o occupavano il suolo pubblico. I motociclisti più freddolosi in inverno potevano rimettere sotto il telo la moto e aspettare la bella stagione per indossare nuovamente il casco e attivare l’assicurazione, dopo la sospensione invernale.

Ieri però a Strasburgo è stato deciso che non ci saranno più distinzioni tra mezzi fermi in aree private o pubbliche, per tutti i veicoli sarà obbligatorio avere una RC attiva.

Quanti si affretteranno a cercare di vendere il loro mezzo solo perché non potranno sostenere un nuova imponente spesa per il gusto di una passeggiata con la bella stagione? Quante bisarche cariche di moto invendibili o cedute per due centesimi, si metteranno in movimento verso i paesi dell’Est?

Quanto avranno pagato le compagnie per questo nuovo balzello? La lobby delle assicurazioni colpisce ancora immagino!

Quando Monti mise la sovrattassa (e questa è assimilabile) sulle imbarcazioni (qualche milione di euro di gettito) generò una perdita di migliaia posti di lavoro e decine di migliaia di ore di cassaintegrazione nella cantieristica, manco l’Italia non avesse decine di porti e migliaia di km di costa. Avrei capito se una legge simile l’avesse fatta l’Austria, che non ha cantieri navali. Ma proprio l’Italia?

Adesso sono curioso di vedere la ricaduta di queste norme geniali, sulle nostre industrie motociclistiche.

Questo è un suicidio, ovvero come avere ancora decine di migliaia di cassintegrati entro sei mesi, nella metalmeccanica su due ruote, a cui naturalmente seguiranno gli incentivi per sostenere il settore: tanto paga pantalone.

I giapponesi avranno brindato a champagne!

 

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