Da quel che si può leggere, è già stata dichiarata la morte cerebrale del 12enne inglese trovato impiccato per un gioco social.
Se è vero che l’encefalogramma è piatto, è solo un corpo tenuto caldo artificialmente. Con tutto ciò si comprende lo strazio infinito dei genitori che non accettano di arrendersi. Il limite tra la vita e la morte è a volte molto sottile. Voglio credere che i medici inglesi che hanno letto i tracciati ecg sappiano cosa stanno leggendo. Se gli altri stanno creando false speranze ad una coppia disperata, potrei pensare il peggio possibile.
Quando in Italia i medici dichiarano la morte cerebrale, dopo poco segue la morte giuridica. Non servono tribunali, basta la logica e la coerenza medica. Anzi di solito in questi casi si procede all’espianto degli organi. L’argomento specifico è scabrosissimo, ma davanti alla morte irreversibile qualunque soluzione diventa accanimento. Se chiedessimo di attaccare tutti i nostri cari ad una macchina, vivremmo in un mondo di zombie, in questo caso si contronatura. Se il bimbo è morto, va lasciato andare. Non credere che sia ideologia, a fatica trattengo le lacrime pensando al loro dolore. Ma l’accanimento quanto facilmente è anche egoismo. Mi consolano sempre le parole di Francesco, quando parla della sora nostra morte corporale…
Tafida Raqeed fu portata in Italia in pompa magna, perché noi potevamo fare miracoli. Come hanno riferito gli stessi curanti del Gaslini, al momento è stato solo possibile supportare le funzioni vitali di Tafida, renderle più confortevoli, affinché sia possibile la cura a casa della bambina da parte dei genitori. Ma hanno anche liberato un posto in terapia intensiva. Quanto sarebbe stato utile quel posto per altri pazienti? Meglio non porsi la domanda.
E’ evidente che sarebbe stato possibile raggiungere tale obbiettivo anche nel prestigioso ospedale londinese ove era ricoverata. E’ questo il “best interest” della piccola?
Sicuramente per i genitori veder continuare la vita, almeno quella biologica, della loro figlia è motivo di consolazione, almeno stando alle loro dichiarazioni. Ma siamo certi che questo è sufficiente a giustificare l’invasività dei trattamenti: tracheotomia per la respirazione e gastrostomia per alimentarla forzatamente, a cui è stata sottoposta? Necessiterebbe invece una seria riflessione sul valore della vita.
Tafida, oggi lo sappiamo, non potrà partecipare a questa riflessione, rimane un soggetto passivo condannata in una condizione vegetale artificialmente sostenuta, senza reale possibilità di un ritorno alla vita. L’unica consolazione è che non può soffrire, né fisicamente né psicologicamente, della sua stessa condizione.
Vi prego, vi scongiuro, se mai toccasse a me lasciatemi andare. Negli USA troppi (scioccamente) rifiutano di essere intubati per il terrore di non essere mai più liberati. E’ stupida la paura, ma la medicina tuttavia non può trasformarsi in una trappola, in una prigione di dolore da cui non è più permesso uscire.
La bellezza della morte è seconda solo alla vita.
Paolo Casalini