“Se si muove tassalo, se continua a muoversi regolalo, se smette di muoversi prova col bonus!” (R. Regan)

Come ha spiegato Luciano Capone sul “Foglio” il governo ha continuato a distribuire “bonus “e mance destinate prevalentemente alle fasce più ricche del paese, senza che nessuno a sinistra abbia fatto un plissé: cashback, superbonus edilizio, bonus monopattino, incentivi per l’auto elettrica… Questi ultimi due – bonus monopattini e auto elettriche – sono quasi per definizione destinati alle classi abbienti dei centri urbani”. Vediamo il resto. Bonus mobilità: il rimborso è concesso solo a chi risiede in una città con più di 50mila abitanti. Chi ha solo il domicilio in un’altra città (lavoratore o studente che si sposta) resta a secco. Un super ricco che abita ai Parioli, può legittimamente richiedere il bonus. Superbonus edilizio: elargizioni a pioggia a chi vuole ristrutturare la seconda casa. Forse sarà la necessità di sostenere il settore edilizio. Dall’avvento dell’IMU è sprofondato nella crisi più grave della storia repubblicana, con perdite di posti di lavoro di circa 750mila addetti. Evidente che gli unici da poter scrollare ancora per far cadere due spicci e raschiare il fondo del barile siano i benestanti: per spendere dei soldi, bisogna prima averli. E così tutti coloro che si trovano sotto un certo livello di reddito restano a guardare. Come fa notare ancora una volta “Il Foglio”, un rapporto dell’Ufficio parlamentare di bilancio del luglio 2015 sul monitoraggio delle spese fiscali, “mostrava come delle detrazioni fiscali beneficiassero prevalentemente i più ricchi. Ad esempio, per le detrazioni delle spese di recupero del patrimonio edilizio il 20% dei contribuenti con reddito più elevato ne usufruisce oltre 3,5 volte in più dell’80% più povero”. C’era davvero bisogno di altri bonus a pioggia? Piano cashless (cashback): costerà all’Italia 4,75 miliardi di euro, di cui 3 miliardi solo nel 2021. La Cgia di Mestre spiega: “Nei prossimi 2 anni le risorse necessarie per finanziare il cashback ammonteranno a 4,7 miliardi di euro. Una spesa smisurata che tutti gli italiani saranno chiamati a pagare attraverso le loro tasse, per incentivare l’utilizzo della moneta elettronica, concorrendo così alla riduzione dei pagamenti in nero effettuati con il contante. Nella pratica, però, sarà un provvedimento che favorirà soprattutto coloro che possiedono una elevata capacità di spesa”. Per il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo, si tratta di “persone che secondo le statistiche vivono nelle grandi aree urbane del Nord, dispongono di una condizione professionale e un livello di istruzione medio-alto. Insomma, una misura a vantaggio dei ricchi, ma pagata con i soldi di tutti. Un modo singolare di combattere l’evasione fiscale”. Tanto singolare da suscitare la perplessità della BCE. Magari – scrive – chiedere un parere non sarebbe stato del tutto sbagliato, perché 4,7 miliardi di euro sono una cifra enorme, se pensiamo che il costo del taglio del cuneo fiscale sulle buste paga è stato stimato in circa 6 miliardi l’anno Siamo sicuri che alla fine il costo di questa operazione avrà un beneficio reale dal punto di vista della lotta all’evasione? O semplicemente spendiamo 100 per recuperare 1 ?

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